CRISI DI COPPIA DOPO LA DIFFICILE NASCITA DI UN FIGLIO

Buon giorno,

mi chiamo Enzo, sono un uomo di 42 anni. Tre anni fa ho conosciuto la mia compagna che attualmente ha 38 anni, che ritengo sia la donna della mia vita, che amo con tutto me stesso. Un anno fa è accaduto il miracolo: nostra figlia.
Oggi la bimba ha 10 mesi anche se nata settimina. La sua nascita è avvenuta in massima emergenza, per una diagnosi errata di un ospedale del nord dove viviamo. Un anno fa ci trovavamo a Roma per passare il capo d'anno e due giorni prima di partire la mia compagna ha iniziato a sentirsi malissimo. Il parto è avvenuto in un ospedale della capitale, il medico, constata la gravità ed interviene tempestivamente, salvando la mia compagna e nostra figlia, che nonostante questa tempestività ha avuto un importante sofferenza anossica celebrale. Abbiamo vissuto tre mesi di angosce, paure e tanta speranza, affinche la nostra bambina non avesse danni celebrali permanenti, ed alla fine, grazie al lavoro dei medici ed alla nostra costante vicinanza, la bimba oggi sembra essere sana e felice. Purtroppo io, a causa di varie problematiche, sono rimasto senza lavoro e da un anno circa, stiamo vivendo con lo stipendio della mia compagna, e la cosa mi pesa molto perchè mi sento inutile e non in grado di contribuire alla famiglia. Dal parto anche la mia compagna ha avuto un cambiamento. Non abbiamo più la complicità di una volta, è più di un anno che non abbiamo rapporti ! Ho provato a chiederle diverse volte cosa non andasse, se avessi sbagliato in qualcosa, se non le piacessi più, se fosse rimasta delusa da qualcosa o da me, se mi non mi amasse più e non avesse il coraggio di dirmelo, ma le risposte son state tutte negative. Mi ha detto che mi ama ancora e non c'è nulla che non vada, che se non abbiamo rapporti è perchè c'è la bambina e che quindi mancano le occasioni e le circostanze, ma sa anche lei che non è vero, che se volessimo potremmo benissimo crearle. Non riesco a capire davvero cosa le sia successo! Non mi cerca, non m desidera, ed io ci sto male come compagno, come uomo, perchè non riesco a venirne a capo. Son sicuro che il problema non sia una terza persona. Il problema lo sto vivendo ormai da un anno, da quando è nata nostra figlia. Lei ha vissuto sempre con i suoi prima di conoscermi, ha avuto altre storie ma è sempre vissuta in casa dai suoi e non so se questo possa incidere sulla sua mancanza di strumenti per gestire certi conflitti/problemi. Da oggi ho deciso, finchè non troverò lavoro di andare a prendere la bambina dopo pranzo e tenerla con me, ho il bisogno di essere presente con lei quanto più posso, senza nulla levare al contributo dei nonni materni. Su questa cosa abbiamo avuto una discussione accesa perchè ha detto che la bambina veniva scombussolata nei ritmi e nelle abitudini, cosa non vera, perchè sono in grado di gestirla integralmente, in quanto da quando è nata, le cambio pannolini. le preparo da mangiare etc.
I nonni sono molto iperprotettivi con la bambina e lei, in parte li segue. 
Mi sento impotente e disorientato, addolorato ed abbattuto, ho riflettuto e pensato, ho fatto autoanalisi ma non son giunto a nessuna spiegazione sul cambiamento nei miei confronti della persona che amo più al mondo e con la quale ho fatto uno splendido angelo, per il quale mi getterei anche sul fuoco.  Il mio è un disperato grido di aiuto, per aiutare lei e quindi la salute della mia famiglia, nella quale credo con tutto me stesso. Vi sarei grato, se mi deste un opinione o quantomeno degli spunti di riflessione,

grazie di cuore Enzo

LO PSICOLOGO RISPONDE

Caro Enzo,
innanzitutto vorrei ringraziarla per aver condiviso con noi questa lettera piena di sentimento, che lascia trasparire il suo dolore in questo periodo difficile della sua vita. Il problema principale che lei ci racconta è attualmente legato al rapporto con la sua compagna sia come donna, sia come genitore, a causa di alcune incomprensioni sulla gestione educativa della vostra bambina. Rispetto al primo punto, ovvero la mancanza di complicità nella coppia, dalla sua storia emergono due elementi che potremmo definire altamente significativi. Il cambiamento che la sua compagna ha avuto nei suoi confronti, in particolare sul lato dell’intimità sessuale, a quanto lei ci dice, è avvenuto in seguito al parto e si è protratto fino ad ora. Un’ipotesi potrebbe essere che questo evento, come accade ad esempio a molte coppie dopo la nascita del primogenito, faccia innescare all’interno della coppia un periodo di forte disequilibrio, che si riverbera in maniera importante sul versante della sessualità ed in alcuni casi anche sulla qualità della relazione ad un livello più generale. C’è tuttavia un evento molto importante nella sua storia, che potrebbe avere funzionato negativamente sulla gravidanza della sua compagna: la nascita “dirompente” di vostra figlia, con le gravi problematiche di salute che lei ci ha raccontato (che fortunatamente non hanno causato nessun danno né alla sua compagna, né alla vostra bambina).
Questo evento è sicuramente stato sia per lei, che per la sua compagna, un episodio altamente traumatico, che potrebbeaver lasciato delle conseguenze a livello psicologico nella sua compagna, anche a distanza di quasi un anno. L’angoscia provata per la paura di perdere la bambina portata in grembo per sette mesi o di vederla crescere con danni importanti alla sua salute potrebbe aver generato un meccanismo d’ansia nei confronti di vostra figlia. Lei accenna ad uno stile iperprotettivo verso la bambina, manifestato non solo dalla mamma ma anche dai nonni materni, che in parte lei attribuisce ad un modello educativo tipico della famiglia della sua compagna e della piccola realtà in cui vivete.
A questo si aggiunge un elemento importante che lei descrive, il fatto cioè che la sua compagna, prima della vostra relazione, aveva sempre vissuto con i suoi genitori, senza trascorrere una fase di vita in cui potesse maggiormente individualizzarsi dalla sua famiglia di origine. Da quello che lei descrive, è possibile supporre che ora si sia creato un nucleo molto forte intorno alla bambina, creato e protetto dalla sua
compagna e dalla famiglia di lei, e che lei, Enzo, ora stia cercando di riappropriarsi del suo fondamentale ruolo paterno e di tempi (che in questo momento ha ampiamente a disposizione a causa della sua mancanza di lavoro) da trascorrere insieme a sua figlia. Questo mi sembra un passo molto importante da parte sua, per una crescita armoniosa della bambina, che necessita di godere della costante presenza fisica ed affettiva di entrambi i genitori e senz’altro anche dei nonni,mantenendo tuttavia un gerarchia di ruoli che, laddove possibile, sarebbe importante cercare di rispettare. Come ultimo punto, vorrei evidenziare il fatto che la sua famiglia (lei, la sua compagna e la vostra bambina) ora più che mai necessita di trovare un progetto comune e condiviso per recuperare l’armonia perduta, riaffermando nel quotidiano con dialogo e dolcezza il vostro nucleo familiare, i vostri momenti, le vostre condivisioni, senza che elementi esterni possano turbare un delicato equilibrio da ricostruire.

Nel chiudere questo spazio, il nostro staff le porge i migliori auguri affinché possiate insieme ritrovare serenità e far crescere ancora il vostro amore.

Staff Psicologo Porta Romana