LA DISTANZA CHE CREA "DISTANZA"

Buongiorno,
fidanzata da un anno con un ragazzo poco più grande (39 anni) e vorremmo convivere. Al momento entrambi abitiamo da soli e dato che lui ha una casa molto grande vorrebbe che andassi da lui. Il problema nasce dal fatto che lui ma si trova a 20 km da dove vivo ora, dalla mia famiglia, dai miei fratelli e dai miei nipoti, dai miei amici, dalle zone che frequento la sera. 20 km non sembrano niente ma in una grande città equivalgono spesso a 40 minuti di auto. Senza contare che dovrei rinunciare ad andare nella palestra in cui vado e in cui mi trovo molto bene, mentre nella sua zona essendo isolata anche per andare in palestra dovrei prendere l'auto. Se penso alla convivenza in quel posto vedo solo rinunce e complicazioni. Sarebbe una casa che non sento mia e in una zona altrettanto. Ne ho parlato con lui, ma non capisce come mi sento, non vede il problema, ma soprattutto non vede alternative a trasferirmi a casa sua. Spero possiate darmi magari uno spunto riflessione perché ci sto bene e vorrei risolvere questa situazione. Grazie


Cara lettrice,
non giudichi mai le cose che sente, anzi permetta ad esse di potere fluire liberamente. Questo è l’unico modo per potersi mettere in contatto con se stessi e con i propri aspetti inconsci. Venti km di distanza per alcuni posso essere pochissimi, mentre per altri, come nel suo caso, moltissimi.

Proviamo a pensare che la distanza potrebbe non essere solo una distanza ‘fisica’, ma che in essa possano essere contenute diverse istante, bisogni, vissuti relazionali del presente o del passato.

Sulla base di questo razionale potrebbe esserle utile dare a questi 20 km un significato ‘altro’ e cercare di comprendere quale possa/possano essere (ovviamente, questo non significa che le motivazioni da le esposte come la famiglia, la palestra, il luogo isolato, nel presentare le variabili di problematicità non siano da tener conto o importanti) i fattori meno manifesti che rappresentano criticità.

Prenda in rassegna le sue storie del passato, fin dalla sua adolescienza e valuti il grado di coinvolgimento comparandolo, ad esempio, con la storia attuale.

Valuti cosa possa rappresentare questa sua ultima relazione, soprattutto cosa possa ricercare in essa oggi, da adulta di 39 anni, in termini di finalità affettive e non solo. Provi a riflettere su quanto i suoi affetti familiari-amicali siano importanti a dispetto dei suoi partners sentimentali, magari possono emergere ragionamenti e connessioni a cui non aveva mai pensato.

Chiaramente questi sono solo spunti per aiutarla a pensare in un modo diverso.

Un caro saluto

Studio-Psicologo-Porta Romana-Milano