REAGIRE AD UNA DIFFICILE MALATTIA NON E FACILE , MA SI PUO'

Buongiorno Dottori, hanno da poco diagnosticato al marito di mia figlia di avere un brutto male. Pensi che l’ha saputo per caso, l’unico sintomo che aveva da un po’ di mesi era di avere sempre la sensazione di sete. All’inizio non gli dava peso fino a quando un parente che fa il medico gli ha consigliato di fare esami per capire che problema ci fosse. All’inizio la sua reazione, come quella di ognuno di noi, è stata di sgomento, mentre adesso si è completamente rassegnato perché da quello che ha letto su internet c’è poco da fare. Non va più a lavoro, nonostante ancora potrebbe, e trascorre tutto il tempo in casa a deprimersi. Al contrario invece di mia figlia, sua moglie, che si comporta come se niente fosse. Come persona più adulta vorrei aiutarli, ma non so proprio come fare, se non andare tutti i giorni a pregare e chiedere a Dio di darci una mano perché ne abbiamo bisogno.

LO PSICOLOGO RISPONDE

Gentile e cara lettrice,
la ringrazio per la franchezza con la quale ha scelto di condividere con noi questa esperienza difficile che sta mettendo alla prova la sua famiglia e che ogni anno colpisce diverse persone.
La società moderna cerca sempre più di mascherare la malattia e di vivere nell’illusione che “le cose brutte” capitino sempre al nostro vicino o si raccontino nei telegiornali. Purtroppo, bisogna ritornare a rendersi conto, in modo umile e realistico, chel’essere umano nel corso del tempo può andare incontro a momenti positivi, ma anche a momenti negativi.
Generalmente quando gli individui, soprattutto se particolarmente giovani, apprendono di avere una malattia “importante” sentono svanire in un solo istante tutti i sogni e le speranze che sino a quel momento avevano riempito la loro vita. In quell’esatto momento anche quelli che sembravano essere problemi insormontabili, come le difficoltà economiche, relazionali, lavorative divengono problemi talmente piccoli da non sembrare neanche mai esistiti. Biologicamente l’uomo capisce che il bene più prezioso di cui dispone, la vita, si trova in pericolo.
E’ del tutto realistico, soprattutto quando si apprende di avere una malattia difficile, avere due reazioni interconnesse tra loro ed altrettanto comuni: una reazione può essere quella di una totale visione azzerata verso la vita stessa e tutti i suoi stimoli (reazione di tipo depressivo) e l’altra può manifestarsi, invece, un po’ come sta reagendo sua figlia, attraverso un apparente disinvestimento dal problema (negazione del problema). In entrambi i casi siamo davanti a due reazioni poco funzionali, ma del tutto naturali.
Diversi studi mettono in evidenza come l’approccio migliore sia quello di tipo 'reattivo-combattivo' che consiste nel parlare, confrontarsi con gli altri (amici, parenti, personale qualificato) e provare, comunque, a pensare di poter migliorare la qualità della propria vita.
La risposta 'reattiva-combattiva' porta a notevoli vantaggi come:
1) un abbassamento del proprio livello di stress 2) un rinforzo del sistema immunitario ed, in alcuni casi, anche un'aspettativa di vita più lunga.

Staff Psicologo Porta Romana