LA MALATTIA, I PREGIUDIZI E LE REAZIONI PSICHICHE
Quando le persone si trovano a dovere affrontare il tema della malattia entrano in gioco diversi meccanismi. Il primo è fortemente influenzato dal concetto sociale che la malattia sia qualcosa assolutamente da scacciare il prima possibile, in quanto rallenta e non permette di poter svolgere la propria professione. In aggiunta a ciò, in alcuni contesti sociali, essere malati è sinonimo di non essere un individuo capace di funzionare nella vita.
Spesse volte l’assenza di malattia si associa alla forza, al benessere e alla tenacia, al contrario della presenza di malattia che viene interpretata come incapacità, debolezza e cattive abitudini.
L’ammalato si trova a dover combattere con una serie di pregiudizi che ne condizionano l’umore, quegli stessi pregiudizi che egli stesso ha fatto propri e che ne condizionano l’autostima (es. “chi è ammalato ha per forza sbagliato qualcosa, dunque anche io, che oggi sono malato, ho sbagliato qualcosa..”).
La modalità con cui le persone rispondono alla malattia è, poi, ovviamente condizionata da elementi legati al quadro personologico ed alla storia di vita, pertanto del tutto soggettivi.
Esiste chi nega a se stesso una determinata problematica, rifugiandosi dietro ad un pensiero illusorio in cui o la malattia non esiste o, nonostante la malattia esista, giungerà sicuramente ad un’autoguarigione e, in questo modo, per chi nega il problema, l’atteggiamento migliore è non fare nulla.
Altri si chiudono in un profondo stato d’allarme e restano come bloccati dentro le proprie paure, non riuscendo ad affrontare il problema, e altri ancora, invece, si sentono totalmente svuotati e si arrabbiano con loro stessi e con il proprio corpo perché si è ammalato.
Redazione S.P.P.R
(Psicologo Porta Romana-Milano)