LASCIATI AMICHEVOLMENTE

Io e mio marito ci siamo lasciati amichevolmente dopo 25 anni di matrimonio, 2 figli ormai grandi e un passato difficile a causa dei nostri troppo differenti temperamenti che hanno collaborato per la famiglia senza tuttavia potersi mai  fondere. Alla fine si è deciso così e dopo 2 anni di separazione di fatto, abbiamo ora quella legale. Non abbiamo  mai litigato, mai alzato la voce. Abbiamo capito e deciso insieme, anche se sono stata io ad innescare la separazione accorgendomi ad un certo punto, che si stava procedendo in una vita a due, solo per inerzia. Conseguentemente a questa concordia nel separarci, lui frequenta ancora la casa, con il mio assenso, perchè i figli vivono con me e lui viene qui ad incontrarli, ne ha le chiavi, viene a pranzo quando vuole, è invitato se ci sono occasioni o nelle feste comandate. Insomma il rapporto continua, anche se su corde differenti da prima. Il problema è che io non mi sento libera di rifarmi una vita usufruendo della stessa mia casa, in qualche e sia pur differente modo, lui è ancora parte della mia vita. E' paradossale, ma  questa nostra pacatezza, civilismo e buon senso con cui abbiamo saputo gestire la separazione, e che tutti ci riconoscono e ci invidiano, se da un lato è servito a non esasperare i figli a non crear loro i soliti problemi, dall'altro rende a noi più difficile ripartire con una vita nuova. Quasi è più facile quando emerge uno scontro vero e cruento, che consente di tagliare nettamente con il passato. Qual'è la via d'uscita? Dovremo per forza arrivare ad odiarci per spezzare quella famigliarità che ora è un ingombro fra noi?
Grazie, Marcella

LO PSICOLOGO RISPONDE

Cara Marcella,
in primo luogo è importante sottolineare quanto di bello e positivo abbia il suo racconto, per quanto questo manifesti ora le ripercussioni negative che lei sta accusando. Saper gestire una separazione coniugale nel clima di buon senso e pacatezza che lei racconta è senz’altro quanto di più auspicabile possa esserci per una crescita serena dei figli inevitabilmente implicati in un processo di separazione. Aver saputo mettere in risalto il vostro atteggiamento costruttivo al posto di quello reciprocamente distruttivo ha indubbiamente trasmesso ai vostri figli un messaggio di maturità e anche di grande amore nei loro confronti. Troppo frequentemente si assiste invece ad una incapacità nel saper scindere il ruolo di coniugi (o ex coniugi) da quello di genitori e si finisce per fare terra bruciata in tutti i rapporti familiari, con grave danno per i figli che rischiano non solo di perdere una o entrambe le figure genitoriali, ma di crescere in un clima di odio e rancore che rende le giornate della loro ancor “fresca” vita come degli incubi di cui non sono in alcun modo responsabili.
Questa prima osservazione dovrebbe dunque rincuorarla sulla “bontà” della vostra scelta di essere fino in fondo dei genitori amorevoli e responsabili anche ora che i vostri figli sono ormai grandi. C’è tuttavia nel suo racconto una nota dolente, nonché per lei fonte di sofferenza: lei avverte una sorta di incapacità di ricostruirsi una vita affettiva in questo clima di estrema apertura verso il suo ex marito. È importante sottolineare un aspetto: la vostra capacità comunicativa, che ha contribuito a rendere civile la vostra separazione, può essere anche lo strumento che può aiutarvi ad uscire da questa situazione di immobilità. Una cosa è lasciare che il suo ex marito possa essere regolarmente partecipe nella vita dei vostri figli e nelle ricorrenze importanti, una cosa lasciare che questo dal punto di vista logistico avvenga senza aver fissato delle “regole”. Se tra voi, come trapela dal suo racconto, vige il reciproco rispetto, non sarà difficile per il suo ex marito comprendere questa sua esigenza. Parlandone insieme, forse, potrete accordarvi su delle modalità di organizzazione più funzionali che possano restituire anche a lei dei suoi spazi di autonomia.
C’è tuttavia una domanda ulteriore che lei dovrebbe porsi: cercare di comprendere se la modalità finora adottata con il suo ex marito non nasconda, invece, un desiderio inconscio suo o di entrambi di non voler realmente “ripartire” o magari una paura nel farlo, preferendo invece rimanere ancorati alla vita passata.

Staff Psicologo Porta Romana-Milano